I protagonisti de #lanostraResistenza: Edmondo Rossi

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Edmondo Rossi, nome di battaglia “Mondo” (Ornavasso 1920 – 1945), fece parte del primo gruppo di giovani di Ornavasso che unitosi ad Alfredo Di Dio diede vita al “Gruppo Patrioti Ossola”, poi  divisione Valtoce.  Si trovò nell’azione di assalto al treno nella stazione di Candoglia, il 10 luglio 1944, in cui si fece bottino di armi e si liberarono soldati cecoslovacchi, ma in cui perse la vita Paolo Stefanoni, il cui nome fu dato a una brigata della Valtoce.  Partecipò a tutte le azioni della Valtoce fino alla battaglia delle Casse del 18 novembre, ma non espatriò: conoscendo bene il territorio,  ritornò a Ornavasso. Dopo la caduta della “Repubblica dell’Ossola”, divenne comandante della brigata Antonio Di Dio con 158 uomini. A pochi giorni dalla liberazione, il 12 aprile 1945, venne catturato ad Ornavasso dalla brigata nera Ravenna. Avrebbe potuto scappare, ma si attardò per aiutare l’amico Alfredo Rini, che zoppicava a causa di una ferita riportata giorni addietro. I due vennero prelevati dalla casa del Rini, dove si erano nascosti. Subito il comando della Valtoce chiese uno scambio  di prigionieri. Venne rilasciato solo il Rini. Mondo fu fucilato ad Ornavasso il 14 Aprile 1945.

Nell’avvicinarsi del Settantacinquesimo anniversario della sua caduta, riportiamo il ricordo delle volontarie e dei volontari del Museo di Ornavasso “Alfredo di Dio” e alcuni documenti che lo riguardano.

COMANDO 1^ Brigata Antonio Di Dio

 Battaglione “Mondo”

“L’EDMONDO bravissimo amatore di libertà e di Patria, morì in questa luce il 15 aprile 1945, gridando “La vita per l’Italia”.

Da quel giorno è rinato agli Italiani e agli uomini, tutti che onorano le virtù.”

Il volantino su carta azzurra della “Valtoce”, tra stupore e sbigottimento, annuncia la morte di “Mondo”. Morte avvenuta a notte fonda del 14 aprile, come ci ricorda la lapide posta sul luogo della fucilazione, al ponte del torrente San Carlo a Ornavasso. Vogliamo ricordarlo con le parole che il redattore di “Valtoce” scrisse al suo rientro dalla Svizzera, persona che la mamma di “Mondo” avrebbe voluto conoscere per ringraziarlo di quei pensieri, lei che andò con il marito a prendere la salma all’alba del 15 aprile per ricomporla e per portarla al cimitero senza nessuno: allora il divieto di funerali pubblici era imposto dalla dittatura fascista, oggi da ragioni di carattere sanitario.

Il fratello più piccolo, Angelo, ha custodito gelosamente questo fragile foglietto azzurro per farne dono al Museo della Resistenza di Ornavasso. E noi abbiamo il dovere di far conoscere a chi non ci pensa proprio più che dal 1943 al 1945 morivano, morivano i giovani, nel fiore dell’età e della salute… morivano perché ardente era il loro desiderio di libertà, viva l’immagine della Patria soffocata dalla dittatura, consapevole il loro sacrificio per vincere gli invasori, proprio come nel primo Risorgimento. Patrioti, si chiamavano e, come “Mondo” morivano al grido “La vita per l’Italia”.

E noi delle generazioni successive, noi che abbiamo goduto di questa libertà donata – non conquistata -, noi che abbiamo raccolto i frutti del sacrificio, noi che oggi dovremmo aver capito (almeno un poco per le limitazioni della pandemia), noi…. come potremmo dimenticare quei giovani eroi della Libertà?


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I protagonisti

Carlo Suzzi

Il partigiano “Quarantatrè”, sopravvissuto alla strage di Fondotoce.

Le iniziative sono realizzate grazie al contributo della Fondazione CRT.