I protagonisti de #lanostraResistenza: Marcella Balconi

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Nata a Romagnano Sesia l’8 febbraio 1919, figlia del dottor Giuseppe Balconi, medico e avvocato, sindaco socialista, e di Amalia Berrini, quinta di cinque figli. Per parte di madre è cugina di Giuliano, Piero, Giancarlo e Gaspare Pajetta. Al padre, organizzatore socialista di primo piano, sono dirette le revolverate fasciste che al corteo del 1° Maggio 1922 a Romagnano Sesia provocano un morto e Marcella, bambina, ne rimane impressionata per tutta la vita così come lasciarono in lei un segno indelebile le continue vessazioni, perquisizioni e devastazioni in casa prima dell’invio al confino di polizia di Neopoli (Potenza) nel 1927 e poi a Lagonegro,  fino al 1930.
Laureata in Medicina all’Università di Milano con una tesi di laboratorio, è per un certo perodo assistente universitaria in biochimica. In seguito si specializzerà in pediatria e neuropsichiatria infantile, frequentando sia prima che dopo la laurea il prestigioso ambulatorio pediatrico retto dal professor Piero Fornara presso l’Ospedale Maggiore di Novara. Durante la Resistenza, insieme con la cugina Mariolina Berrini, è avviata da Giuliano Pajetta alle formazioni partigiane. Entrambe sono dapprima in Lombardia come ispettrici del servizio sanitario. Marcella è in Valtellina, ma una ricetta per prescrizioni mediche contro una cancrena la rende sospetta e la costringe a trasferirsi a Torino ove opera alle dirette dipendenze di Giacomo Scotti al Comando Regionale Piemontese, mentre Mariolina andrà in Valsesia da “Cino” Moscatelli. Per questa sua attività verrà riconosciuta partigiana combattente. Questa esperienza ha segnato il suo impegno politico e sociale. Alle prime elezioni amministrative provinciali è stata eletta consigliera nelle liste del Partito comunista italiano.

Nel 1963 è stata eletta Deputato al Parlamento e l’anno dopo Sindaco del Comune di Grignasco. Più tardi è stata Consigliera al Comune di Novara, Assessore ai lavori pubblici e poi Assessore al decentramento. Non ha però mai trascurato i suoi bambini e la sua professione.
Nel 1948 è stata vicepresidente dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Si è occupata di nidi e brefotrofi, di scuole materne ed elementari, confidando nell’importanza delle strutture materno-infantili del territorio. Nel 1949 iniziava la sua preparazione in neuropsichiatria infantile a Losanna ove confluivano da tutta Europa studiosi come Lebovici, Diatkine e De Ajuraguerra. Nello stesso anno apriva a Novara il primo “centro medico pedagogico”, mentre la stessa cosa facevano Giovani Bollea a Roma e Mariolina Berrini a Milano (saranno ricordati come le tre “B” della neuropsichiatria italiana). Ottenne la libera docenza, scrisse numerosi saggi di carattere scientifico e un fondamentale libro di psicoanalisi infantile.
Si è spenta a Novara il 5 febbraio 1999.

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I protagonisti

Carlo Suzzi

Il partigiano “Quarantatrè”, sopravvissuto alla strage di Fondotoce.

Le iniziative sono realizzate grazie al contributo della Fondazione CRT.