Biglieri Giulio

Nato a L’Aquila il 9 ottobre 1911, fucilato a Torino il 5 aprile 1944.
Bibliotecario a Novara, decorato di tre croci di guerra e proposto per la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Dopo l’8 settembre 1943 svolge missioni militari con le formazioni partigiane dell’Alto Novarese (Beltrami) e della Valsesia (Moscatelli). Entra a far parte del primo Comitato Militare Regionale Piemontese. Arrestato il 30 marzo 1944 da elementi della Federazione dei fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa ad una riunione del CMRP, nella sacrestia di san Giovanni in Torino. Processato nel giorni 2-3 aprile 1944, insieme con i membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato viene fucilato il 5 aprile al poligono nazionale del Martinetto di Torino, da un plotone di militi della Guardia Nazionale Repubblicana, con Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Paolo Braccini, Enrico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e il generale Giuseppe Perotti. Proposto per la medaglia d’Argento al Valor Militare. A Giulio Biglieri la Città di Novara ha dedicato una via.
“Torino, 3 aprile 1944
Carissimi Genitori,
nello scrivervi quest’ultima lettera un grande rimorso mi attanaglia: quello di avervi procurato questo grande dolore, ultimo della corona di spine con cui le sventure hanno cinto il vostro capo.
Ho seguito il mio impulso ed il mio ideale e sono stato colpito dal tremendo caso. Ho avute sempre presenti le vostre raccomandazioni, ma purtroppo – più che le mie azioni – un cumulo di circostanze mi hanno condotto quasi per caso in una rete di vicende che hanno provocato l’irreparabile.
Non ho fatto in tempo ad avvertirvi del mio arresto, e nel frattempo necessità imperiose hanno spinto le autorità ad un rigore tremendo.
La Storia giudicherà su chi debba ricadere la colpa si tutto ciò…
Perdonatemi e fatevi coraggio. la morte deve raggiungere tutti prima o poi: dunque non vale dolersi troppo.
Dopo la morte del caro Paolo, questo nuovo colpo sarà per voi troppo forte, ma siate come sempre tetragoni ai colpi della vita. Avete tanti nipoti sui quali espandere il vostro affetto. fate che crescano forti, coraggiosi, elevati nello spirito. Essi saranno la vostra gioia.
E voi, sorelle buone, non piangete, dedicatevi ai nipoti: la vita vi riserverà ancora delle gioie.
A voi, fratelli, giunga il mio tenero affetto. Voi pensate diversamente da me in certe cose, ma al di sopra di ciò, ci unisce il grande amore della Patria, che per vie diverse noi volemmo servire.
A te Lola, Adriana e Amelia giunga l’espressione del mio affetto fraterno.
Ai nipoti tutti i più cari baci dallo zio.
Ed ora, cari genitori, vi lascio. Perdono.
Giulio”
 
 
“Torino, 3.4.1944
Carissimo Borasio,
la morte ha scoccato la sua freccia: essa mi raggiungerà tra poco. Ti ricordo come uno degli amici più cari e so che soffrirai. Ma vado al martirio col volto sereno e l’anima in pace: la causa è alta e la vita per essa non è spesa invano.
Un amico mi ha convinto a prendere i sacramenti. Mi sono già confessato, tra poco mi comunicherò.
Lo faccio non tanto perché sia giunta finalmente la fede che tu hai. No, purtroppo, ma dal profondo dell’anima il gesto di umiltà e di pace ha riguadagnato le sfere della coscienza. Ne sono lieto e muoio tranquillo: se Dio c’è, Esso non potrà scacciarmi lontano.
Ricordami. Addio
Giulio”
 
“Torino, 3.4.44
Caro Danilo,
quando avrai questa mia saprai della sorte toccatami. E’ stato un destino tremendo: ricordavo i tuoi consigli saggi, ma un cumulo di circostanze mi ha travolto.
Giuridicamente parlando è una ignominia: ma di ciò diranno dopo gli uomini:
Ricordami agli amici comuni. Muoio senza timore: la causa alla quale mi sacrifico è alta: è quella della Patria.
Ti abbraccio
Giulio
Ricordami ai tuoi”
 
“Torino, 3.4.944
Carissimo Costantino,
mentre pensavo ad un nostro lieto incontro a Torino la morte in agguato mi a ghermito. saprai poi quali fatti mi hanno terribilmente spinto – come per un destino tremendo – alla catastrofe.
Ma non temere, no ho timore della morte, muoio in pace. Il grande passo che tutti devono compiere mi attende tra poco.
Che importa? Esso sarebbe ben giunto un giorno o l’altro. Ho anticipato…
A casa mia potrai fare lo spoglio delle mie carte che commetto a te come all’amico più caro.
Metti da parte le mie poesie e conservale tu: non ti chiedo di farle stampare, ma fa in modo che Albertino ne abbia una copia dattilografata; egli mi ricorderà meglio. Straccia le poesie che non meritano senza pietà. Distruggi anche i vari diari o appunti personali; essi non hanno alcun interesse. Tutte le carte, corrispondenza compresa, fai distruggere dai miei. Desidero non vadano in giro.
Troverai delle pellicole fotografiche; scegli una mia foto passabile e distribuiscine copia agli amici.
Credo che gradiranno. Ricordami a tutti.
Ti lascio per ricordo lo Zonta: te lo farai dare da Albertino, sul quale ti prego di vegliare.
Ti abbraccio con tanto affetto
Addio, tuo Giulio”
 
“Torino, 3 aprile 1944
Mio caro Albertino,
per te così giovane e sensibile sarà grave cosa ciò  che avverrà domattina.
In te io ho sempre riposto l’affetto più pieno di speranze, ho visto in te un po’ me stesso, migliorato dai tempi e dall’ambiente. Procura di continuare come per l’addietro, studiando forse un po’ di più: ma sempre con lo spirito aperto alla vita, alle belle speranze per l’avvenire: un giorno esse fioriranno e ti daranno grandi gioie.
Estendi le tue cognizioni anche fuori dalla scuola, perfezionandoti sulla via che sceglierai. I miei libri sono tutti tuoi: abbine cura e sappi trarre da loro conforto allo spirito e luce all’intelletto.
Sii buono con i nonni, il papà, le zie e i cuginetti, ai quali parlerai un giorno di me.
Addio, Albertino. Ricordami
tuo zio, Giulio”