Il Giorno del Ricordo, istituito con la legge n° 92 del 30 marzo 2004, è stato inserito nel calendario civile per conservare e rinnovare «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Nel testo di legge si specifica che nella ricorrenza  “sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero. »

Il programma delle celebrazioni a Novara: manifesto giorno del ricordo_2017NO

Il programma delle celebrazioni a Domodossola: Manifesto Giorno del Ricordo2017

Da alcuni anni l’attenzione dell’Istituto Storico Piero Fornara si è focalizzata sulla ricostruzione e sulla divulgazione della vicenda del CRP creato all’interno della Caserma Perrone., senza dimenticare il contesto generale in cui si svolse tale vicenda.

Una buona documentazione della presenza di profughi giuliano dalmati nella città di Novara è consultabile nel sito dell’Istituto Giacomo Agosti, ( http://intranet.istoreto.it/esodo/intro.asp?provincia=NO). Presso l’Istituto Fornara è possibile consultare testimonianze video raccolte dai ricercatori nel corso degli anni e poi raccolte in in DVD oggi esaurito e consultare una bibliografia sul tema. Una raccolta di testimonianza è presente anche nell’archivio dell’Istoreto alla stringa indicata. Il riassunto della vicenda novarese riportato di seguito è stato realizzato a partire da queste fonti.

A Novara gli arrivi dei profughi iniziano nel 1946 e negli anni successivi aumentano, fino ad assumere proporzioni sempre più consistenti che portano la comunità giuliano-dalmata a lasciare tracce indelebili sul territorio. I profughi sono inizialmente accolti nel centro cittadino, presso la Caserma Perrone, oggi sede dell’Università. Verrà poi costruito il Villaggio Dalmazia nel quariere Torrrion Quartara, zona più periferica.

Dai documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Novara, oltre che dalle testimonianza che è stato possibile raccogliere, si sono appurate le modalità di sistemazione delle camerate, delle “camerette” destinate ai gruppi familiari e il tipo di vista che si conduceva nella Caserma. Ad esempio, fino al 1950  i circa centocinquantasette locali di varie dimensioni all’interno dei quali vivevano  le famiglie erano separati gli uni dagli altri da coperte e lenzuola poi sostituite”da appositi telai separatori”. Una sistemazione che, come nel caso di molti altri CRP, dava agli adulti ospitati un senso di precarietà e provvisorietà, nonostante il campo presenti poi al suo interno una vasta gamma di servizi: una chiesa, un asilo nido, (inaugurato nel 1947 e capace di accogliere fino a un massimo di cinquanta bambini), un’infermeria, dotata di trenta posti letto e di locali di isolamento, dove operano due medici, tre infermiere e un infermiere e una scuola elementare (distaccamento della scuola Rosmini). Nel 1949 il direttore del campo Antonio Nava stilava un promemoria poi inviato all’onorevole Oscar Luigi Scalfaro avente come oggetto “i problemi del Centro Raccolta Profughi di Novara solubili a Roma”  nel quale si lamentano le carenze dell’istruzione impartita dalle strutture educative del campo, che finisce per svantaggiare i bambini che abitano nella caserma. Oltre ai servizi sopra descritti, nel CRP novarese sono presenti degli esercizi commerciali esercizi commerciali: un barbiere, un parrucchiere, uno spaccio di generi alimentari. Vi è poi un locale adibito a cucina, dimesso nel 1950 quando la gran parte delle famiglie, utilizzando fornelletti a gas, inizia a cucinare autonomamente “negli ampi corridoi antistanti gli alloggi, o nelle stesse camerate”. Carenti risultano invece essere gli spazi ricreativi, fatto salvo un campo di calcio sul quale giocano la Società Sportiva Olimpia e la Polisportiva Giuliana, due squadre di calcio che partecipano ai campionati dilettantistici locali, mentre è molto rigida la disciplina che regolamenta la vita del campo. Nonostante tutto gli abitanti della Caserma riescono ad organizzare momenti di socialità, ad esempio in occasione delle feste dei santi patroni di Fiume.

A seguito della legislazione che prevede lo stanziamento di fondi per la costruzione di abitazioni destinate ai profughi ospitati all’interno dei centri di raccolta, a Novara sono assegnati 382.400.000 Lire sul totale dei nove miliardi complessivamente stanziati dal governo italiano per l’edificazione di case in tutto il paese. La costruzione delle abitazioni è affidata all’Istituto Autonomo per le Case Popolari, la cui azione avviene in sinergia con quella del Comune, responsabile di fornire le infrastrutture necessarie alla piena realizzazione del progetto (strade, rete fognaria, acqua potabile e sistema di illuminazione). La responsabilità di individuare l’area cittadina sulla quale far sorgere le nuove abitazioni è invece affidata alla prefettura, la cui scelta ricade inizialmente sulla zona di via Generali, alla periferia sud della città. Nel 1953 in base a valutazioni di tipo economico (e cioè il minor costo del terreno) e logistico (l’esistenza di una linea di trasporto pubblico che collega la frazione al centro cittadino), questa scelta vien ridiscussa e si individua uno spazio nella frazione di Torrion Quartara, anch’essa situata nella periferia sud della città, all’interno della quale viene individuata un’area di circa 58.000 metri quadrati giudicata idonea ad ospitare le nuove abitazioni. Nasce così il Villaggio Dalmazia, destinato ad accogliere 1.300 profughi e i cui lavori, dopo numerosi rinvii dovuti a difficoltà di tipo burocratico, iniziano il 9 agosto 1954. La posa della prima pietra è del 3 ottobre dello stesso anno. Il progetto prevede che oltre alle abitazioni vengano costruiti cinque locali da destinare a negozi e un consultorio pediatrico. Il progetto iniziale non prevede invece la presenza di una scuola, di un asilo e di una chiesa, che saranno realizzati negli anni successivi.

Il 20 maggio 1956 il Villaggio Dalmazia è ufficialmente inaugurato con una sontuosa cerimonia, presieduta dal Sottosegretario del Governo Oscar Luigi Scalfaro che, insieme a quella del sindaco, vede la partecipazione delle principali autorità politiche, religiose, scolastiche, amministrative e militari della città.

Riportiamo qui l’articolo che alla storia del Centro raccolta Profughi di Novara ha dedicato il dottor Antonio Leone, componente del Comitato Scientifico dell’Istituto Storico Fornara. L’articolo è stato pubblicato nel n° 17 della rivista I Sentieri della ricerca. Il Centro Raccolta Profughi di Novara

Elena Mastretta