Mercoledì 15 gennaio è stata posata a Milano in via Ceresio 3 una pietra d’Inciampo intitolata a Costantino Codini.

Costantino Codini nasce a Nibbiola (NO) il 27 gennaio 1912 da Luigi Codini e Margherita Bertini, ultimo di quattro figli. Di professione muratore, nel 1937 sposa Luigia Morlandi e la coppia si trasferisce a Milano dove Costantino trova lavoro come manovratore all’ATM; nel 1939 nasce il figlio Natale. Codini. Dopo l’8 settembre è attivo all’interno dell’ATM per sostenere la Resistenza al regime. È arrestato mentre è in servizio dagli agenti della Muti il 28 febbraio 1944, accusato di diffondere volantini incitanti allo sciopero che sarebbe iniziato due giorni dopo. Incarcerato per qualche giorno a San Vittore è caricato sul “Trasporto n. 33” diretto a Mauthausen dove giunge il 13 marzo 1944 insieme ad altri 99 deportati. Gli viene attribuito il numero di matricola 57563 ed è classificato con la categoria Schutz. Trasferito ad Ebensee, dove è impiegato nello scavo delle gallerie, vi muore il 14 giugno 1944.

Le pietre di inciampo sono un monumento diffuso ideato e realizzato dal 1992 dall’artista tedesco Gunter Demnig dedicato alle vittime del nazifascismo. L’opera e la memoria consistono in una piccola targa di 10×10 cm che viene in genere collocata davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il suo nome, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se i dati sono conosciuti. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera.

L’espressione “pietra di inciampo” è mutuata dall’Epistola ai Romani di Paolo di Tarso: “Ecco, io metto in Sion un sasso d’inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso”.